Ciò che è e che non è più: dai Sanniti ai Romani

Sonaglio per bambini sanniti, VII sec. a.C.
MIA, Museo Archeologico di Avella.

Il problema della Bassa Irpinia

Questo sito nasceva come raccolta di alcuni articoli che avevo scritto per il quotidiano Bassa Irpinia e che si sono evoluti nel corso del tempo. Lo stesso portale, negli anni, ha subito delle modifiche, a partire dal nome del dominio, cambiato in BINews.

La Bassa Irpinia è quella parte d’Irpinia, che, come suggerisce il nome, si distingue dall’Alta (il cui centro di riferimento potrebbe essere considerato Ariano Irpino) e comprende quei comuni più vicini a Napoli, ad ovest di Avellino, quali Avella, Baiano, Sperone, Sirignano, Mugnano, Quadrelle, ma anche, volendo estendere la dizione, i paesi del Vallo di Lauro (Lauro, Pago, Moschiano, e così via) che sono a diretto contatto con Monteforte, separati da esso solo da una irta parete montuosa, che vede come sua cima massima il Monte Pizzone (1108m).

Insomma, si potrebbe definire Bassa tutto ciò che non è Alta.

Gli aggettivi usati contengono in sé una sorta di giudizio implicito, auto-attribuito, come se la contaminazione con il napoletano andasse in qualche modo ad infangare le origini longobarde e normanne degli Irpini, mentre in realtà la denominazione ha natura solo geografica, in quanto questi comuni si trovano al di sotto di Avellino e del passo di Monteforte, perciò sono davvero più in basso.

Questa porzione di territorio – anche detto Mandamento – ad ogni modo è differente dal resto dell‘Irpinia, probabilmente avendo subito di più l’influenza del mare (e che è visibile da buona parte delle sue alture) le persone sono qui forse più elastiche, più abili nel commercio, dai caratteri longobardi e normanni mescolati con quelli di arabi e saraceni.

Ma se andiamo molto più indietro nel tempo, tutti gli abitanti della zona, in ogni caso, si può dire discendano dagli Hirpini (in lingua osca hirpus vuol dire lupo), una tribù di Sanniti che popolava queste terre e le cui origini, abitudini ed usanze sono in qualche modo ancora incerte. Perché, come spesso viene ricordato dagli storici, la storia viene sempre riscritta dai vincitori, perciò, quando i romani presero possesso della regione, gli abitanti del luogo assunsero le usanze romane e molte tracce del loro passato furono cancellate; per tale motivo questo popolo, che presenta delle somiglianze con gli Etruschi (in primis, il linguaggio), risulta tuttora avvolto nel mistero1.

Grafemi della lingua osca. Come potete vedere, è molto simile all’etrusco. Immagine gentilmente fornita da Andrea Siniscalchi (Gruppo Archeologico di Avella).

Perché vi sto dicendo questo? Forse per spiegare cosa ci sia qua dentro. Non sono una storica ma provengo bensì da studi scientifici eppure nelle mie passeggiate ho dovuto imparare a muovermi in simbiosi con essa, ed ora vi spiegherò perché.

Il nome “Guida sentimentale” è preso in prestito dal lavoro di Emilio Buccafusca2 e che diede il là ad un ciclo di articoli sulla catena del Partenio. Emilio Buccafusca, infatti, annotò nella sua Guida Sentimentale ai Monti del Sud alcune impressioni personali, scritte in chiave futurista, su delle escursioni compiute intorno al ’45 e che rappresentano ancora oggi un’interessantissima testimonianza su Avella.

Avella era infatti sempre presente nell’immaginario degli escursionisti napoletani del Club Alpino Italiano, le cui montagne erano visibili dalle terrazze della città. Molti degli iscritti del tempo erano sicuramente esponenti della società bene dell’epoca. Erano anni ricchi di idee e di movimento, si scalavano i faraglioni di Capri e Buccafusca, con ingenuità, aveva fin da giovanissimo preso contatti con Marinetti semplicemente scrivendogli una lettera3: così, da Casalnuovo (NA), era diventato anche lui un futurista.

Il campo di Summonte negli anni ’90 e oggi

Alcuni anni fa iniziai a interessarmi di quei percorsi che avevo fatto mille e mille volte da bambina (mio nonno saliva su quei monti ogni giorno: qualcuno sospettava addirittura che conoscesse dove fosse sepolto il tesoro4). Scoprii così che molte cose non erano più come le ricordavo e avevano subito negli anni svariati cambiamenti, a partire dal Campo di Summonte (o Campo S.Giovanni). Lo ritrovai soffocato da fin troppe costruzioni, pure inutilizzate, che negli anni ’90 non c’erano.

Da quel momento, insieme ad altre persone del luogo, ho preso ad interessarmi di nuovo di ciò che la città da anni aveva lasciato in disparte. A partire da semplici reportage di escursione, i miei approfondimenti hanno preso ad avere un carattere storico, alla ricerca delle radici di queste terre.

L’abitudine di andare in montagna non era ancora in voga come ora, (la pandemia e la ricerca di luoghi non affollati ha contribuito alla diffusione dell’escursionismo nel Sud, normalmente sconosciuto ai più). Sappiamo inoltre che molte attività, specialmente in Italia, sono soggette a mode e non nascono da un interesse autentico, ad esempio troppe persone, dopo il 2010, hanno comprato una reflex, rendendo la fotografia uno degli hobby più diffusi intorno al 2013 e generando un’eccessiva moltitudine di fotografi improvvisati, questo allo stesso modo di come dopo il 2020 la montagna ha attirato tantissimi nuovi adepti, non sempre mossi dall’istinto e da una personale passione ma solo dalla voglia di aggregarsi ad altre persone e provare qualcosa di nuovo (che per carità, quest’ultima motivazione non è detto che sia per forza negativa).

Come recita una canzone dei Cani: “i nati nell’89 hanno reflex digitali, mettono su Flickr belle foto in bianco e nero. I nati nel ’69 fanno i camerieri al centro e scrivono racconti, ne hanno pubblicati due…
I nati nel ’79 suonano in almeno 2-3 gruppi e fanno musica datata. I nati nel ’59 fanno corsi di teatro e quando va bene si rimorchiano le allieve.


Purtroppo capirete che non tutto quello che si pensa si può dire, o se si tenta di dirlo, bisogna comunque rivestirlo di cortesia. Ecco perché mi riservo di non pubblicare o di non dire la mia su ogni cosa che mi si pone davanti, come invece più facilmente ho fatto in passato con fumetti e con film. Con questi ultimi, e in particolare con le storie d’immaginazione, corre un distacco, che invece tra noi e il contesto in cui abitiamo non corre, perciò bisogna essere attenti all’attrito e farci il callo: ecco perché tacerò su tante storture che mi si pongono davanti, per il semplice motivo che a volte parlare non permette di modificarle.

Ritengo, però, di dire solo la verità, nient’altro che la verità, allo stesso modo di come si prefissava Caravaggio5, e mai falsare qualcosa che per me non abbia valore. E in fondo questo è già abbastanza.

13 Novembre 2023

Grattugia etrusca. Si utilizzava per grattugiare formaggio nel vino. VII sec. a.C.
  1. Per una maggiore conoscenza dei Sanniti si rimanda alla lettura di Il Sannio e i Sanniti di E.T.Salmon. ↩︎
  2. Buccafusca, medico, pittore e poeta futurista, vicino a Marinetti, nacque a Casalnuovo nel 1913. Ne parlo in Guida sentimentale della Campania – A 70 anni dalla salita al Ciesco Alto di Buccafusca ↩︎
  3.  Per un approfondimento su Buccafusca e il futurismo italiano si può consultare il testo: Emilio Buccafusca e il Futurismo a Napoli negli anni Trenta – Matteo D’Ambrosio – Liguori Editore ↩︎
  4. Vi sono numerose leggende che parlano di un tesoro nascosto nei monti di Avella o sul castello. Alcune sono riportate in Guida Sentimentale – Al Castello Incantato di Avella. ↩︎
  5. Ne ho parlato ultimamente in Caravaggio – D’ora in poi solo la verità nei miei scritti ↩︎